La società dell’accumulo e dello spreco ha perso quindi la radice comunitaria dello scambio e del bisogno, nascondendosi dietro a pubblicità ritenute scandalose e oltraggiose per mascherare lo sfruttamento del terzo mondo che si cela dietro ai grandi marchi. Come da una parte Oliviero Toscani ha ritenuto efficace portare avanti le sue idee radicali, schiacchiandosi dietro a un marchio che aveva bisogno di nascondere le atrocità celate dietro la propria produzione, affermando che “Il conformismo è il peggior nemico della creatività”; dall’altro lato c’è chi ha utilizzato la propria arte rimanendo conforme alla deontologia e all’etica che ne deriva.
Le immagini si caricano di interpretazione rivelandosi segno e stabilendo quindi una relazione tra il fruitore e l’oggetto di ogni rappresentazione. Un ombrello, un paio di occhiali, una cornice, fino a un paio di stivali, si trasformano in protesi che consentono di pervenire lo stimolo visivo là dove l’occhio non può arrivare.
Ognuna di queste donne, calata in una dimensione onirica, quasi nostalgica, si dilata nello spazio, compiendo una metamorfosi forzata dalla quale è già consapevole di non poter uscire. Nessuna è fiera della propria condizione, ma tutte la vivono come se fosse naturale, come se quell’oggetto sostituisse un organo con un elemento artificiale.
Il consumismo è parte integrante del nostro sistema vitale. L’essere umano respira, mangia, dorme e acquista. L’acquisto è diventato un bisogno primario, così come il senso di appartenenza e di identità che è racchiuso in ogni singolo soggetto “barattato” col vil denaro. Se prima, almeno, il commercio era visto come emblema della società e della socializzazione, in cui gli acquirenti creavano un rapporto diretto con gli esercenti, andando di persona ad acquistare un oggetto, oggi, con il commercio on-line, abbiamo perso anche quell’unico barlume relazionale, di condivisione che lega la precaria rete dell’umanità.
Alejandro Jodorowsky, infatti, affermò come la morale incatena l’immaginario, limitandone la creatività; la sua critica alla società è un assorbimento, uno status di benessere insito nella consapevolezza della corruzione del mondo: non passa sopra a ciò che di brutto accade, ma attraverso. In questo connubio di pensieri nasce il progetto “Consumo Ergo Sum“, la cui scelta del latinismo richiama proprio la perdita delle nostre radici culturali.
Ogni elemento entra in relazione con il suo acquirente, fino a diventare una sorta di prolungamento stesso della persona che ha deciso di possederlo.
La macchina fotografica non è più silenziosa ma entra prepotentemente nel loro mondo, anch’essa come se fosse un prolungamento, una protesi silenziosa del mio braccio.